I Valdesi Storia di un Popolo di Chiesa

a cura di Salvatore Peri
Fondamento della Chiesa Valdese è il fatto che non ha sacerdoti ma tutti i credenti hanno eguale responsabilità nella predicazione e nella testimonianza. Tra Cristo e la Chiesa non ci sono forme di autorità intermedia, i credenti vivono la propria fede certi che Dio li guida mediante il suo spirito. Ogni comunità è retta dall'assemblea dei suoi membri, ogni anno per affrontare le varie problematiche e risolvere i problemi di ordine generale si riuniscono i delegati di tutte le chiese ed i pastori, questa assemblea prende il nome di Sinodo. Da dove arrivano i Valdesi? “I poveri di Spirito” (Sermone sul Monte) è il nome scelto dalla comunità che sorge attorno a Pietro Valdo, ricco mercante di Lione che donò i suoi beni ai poveri per osservare la perfezione evangelica. I poveri di Spirito vogliono vivere la fede cristiana nella sua genuinità, predicare, leggere e commentare la Scrittura nella lingua del popolo restando laici, contrastando così con le direttive della Chiesa Cattolica che diffidava di ogni attività laica che potesse sfuggire al proprio controllo. Espulsi da Lione arriva per loro da parte del vescovo di Narbona , nel 1190, la condanna per eresia; i poveri rimproveravano al cattolicesimo il potere, il lusso, la corruzione dottrinale con il culto dei santi, il suffragio per i morti. La proposta di Valdo arriva in Lombardia caratterizzata da un senso di solidarietà sociale.
Fondamento della Chiesa Valdese è il fatto che non ha sacerdoti ma tutti i credenti hanno eguale responsabilità nella predicazione e nella testimonianza. Tra Cristo e la Chiesa non ci sono forme di autorità intermedia, i credenti vivono la propria fede certi che Dio li guida mediante il suo spirito. Ogni comunità è retta dall'assemblea dei suoi membri, ogni anno per affrontare le varie problematiche e risolvere i problemi di ordine generale si riuniscono i delegati di tutte le chiese ed i pastori, questa assemblea prende il nome di Sinodo. Da dove arrivano i Valdesi? “I poveri di Spirito” (Sermone sul Monte) è il nome scelto dalla comunità che sorge attorno a Pietro Valdo, ricco mercante di Lione che donò i suoi beni ai poveri per osservare la perfezione evangelica. I poveri di Spirito vogliono vivere la fede cristiana nella sua genuinità, predicare, leggere e commentare la Scrittura nella lingua del popolo restando laici, contrastando così con le direttive della Chiesa Cattolica che diffidava di ogni attività laica che potesse sfuggire al proprio controllo. Espulsi da Lione arriva per loro da parte del vescovo di Narbona , nel 1190, la condanna per eresia; i poveri rimproveravano al cattolicesimo il potere, il lusso, la corruzione dottrinale con il culto dei santi, il suffragio per i morti. La proposta di Valdo arriva in Lombardia caratterizzata da un senso di solidarietà sociale.

Nel 1208 si scatena la crociata:”Chiunque non la pensi come il potere, l'eretico religioso, politico, culturale, deve morire”. Valdese diventa equivalente di eretico, così Giovanna d'Arco sarà condannata per Valdesia anche se di valdese non aveva probabilmente nulla. Interrogatori, torture, rogo sono realtà vissute quotidianamente da queste comunità. L'eco della rivoluzione religiosa piemontese giunge in Calabria, nel maggio del 1561 gli inquisitori bandiscono la santa crociata, l'antica tradizione di non violenza, l'ingenuità e semplicità d'animo determinano l'atteggiamento dei valdesi che si consegnano alle autorità. Il 5 giugno S.Sisto (comunità valdese) con i suoi 6000 abitanti viene dato alle fiamme ed ancora Guardia Piemontese conquistata a tradimento viene distrutta, i prigionieri arsi come torce.
L'11 giugno Montalbo Uffugo un testimone descrive: ”sulla scalinata della chiesa parrocchiale vennero scannati 88 valdesi come animali da macello”. Il momento più drammatico della vicenda Valdese il trentennio 1655-1690 quando l'imperialismo francese decide la liquidazione della presenza riformata nelle Alpi. Da una parte le truppe ducali, 4000 uomini, più la milizia comunale al comando del marchese di Pianezza dall'altra le popolazioni valdesi attorno al loro moderatore Leger. Il Pianezza impone, come segno di fedeltà al sovrano, l'alloggiamento delle truppe nei comuni valdesi, i valdesi dopo molte perplessità accettano ma l'occupazione degenera in un vero e proprio massacro programmato.
L'11 giugno Montalbo Uffugo un testimone descrive: ”sulla scalinata della chiesa parrocchiale vennero scannati 88 valdesi come animali da macello”. Il momento più drammatico della vicenda Valdese il trentennio 1655-1690 quando l'imperialismo francese decide la liquidazione della presenza riformata nelle Alpi. Da una parte le truppe ducali, 4000 uomini, più la milizia comunale al comando del marchese di Pianezza dall'altra le popolazioni valdesi attorno al loro moderatore Leger. Il Pianezza impone, come segno di fedeltà al sovrano, l'alloggiamento delle truppe nei comuni valdesi, i valdesi dopo molte perplessità accettano ma l'occupazione degenera in un vero e proprio massacro programmato.

Il tragico episodio passerà alla storia come “Pasque Piemontesi”, la popolazione è massacrata, torturata con sadismo, gli scampati fuggono sui monti, Gianavello improvvisa la resistenza. Il Consiglio di Stato Inglese affronta la questione come massacro di santi, si ha un digiuno nazionale in segno di solidarietà.
Nel 1685 il duca Vittorio Amedeo II emana un editto con cui si impone l'allontanamento dei pastori, cessazione del culto, battesimo cattolico di tutti i figli. La sorte della comunità riformata è segnata, a questo punto compare un personaggio Enrico Arnauld che convince i valdesi alla resistenza armata, è messa in discussione la tesi tradizionale della non violenza, la guerra dura tre giorni, è una carneficina. Delle 14000 anime 2000 periscono, 8500 avviate verso le carceri piemontesi, il resto sceglie la via dell'esilio. Attraverso la Val di Susa, il Moncenisio, la Savoia nel cuore dell'inverno spettri verso la libertà, i superstiti arrivano a Ginevra con l'indignazione di tutto il mondo protestante.
Quando in Inghilterra sale Guglielmo, uomo protestante, arriva l'occasione per il rimpatrio. La marcia avventurosa passa alla storia come il “Glorioso Rimpatrio”. I 900 uomini attraversano il lago Lemano, sbarcano a Yvoire e coprono i 200 Km che li separano dalla terra di origine a marce forzate, scalando colli e monti, al sopraggiungere dei Valdesi le popolazioni Cattoliche insediate nelle loro valli ( dietro Pinerolo:Val Pellice, Val vel Chisone, Val Germanasca...)le abbandonano.- Enrico Arnauld diventa il capo militare e religioso del piccolo mondo valdese, a quarant'anni dal rimpatrio le chiese valdesi si presentano come un piccolo ghetto sulle montagne piemontesi, un mondo emarginato ma non sottosviluppato. Il Sinodo del 1823 trasforma il ghetto del 1700 in una piccola repubblica, con i suoi regolamenti riguardanti i ministri, gli studi, il culto.. quindi con le sue scuole , ospedali...i valdesi sono pronti a sostenere per decenni l'assedio clericale.- Ecco il fatidico 1848, quando il 17 febbraio Carlo Alberto restituisce ai valdesi i diritti civili e politici parificandoli a tutti i sudditi del Regno Sardo. Nel 1517 aderiscono alla Riforma di Lutero-Per quanto concerne i rapporti tra chiesa e Stato i Valdesi hanno sempre rivendicato due principi fondamentali: da un lato la piena libertà di coscienza, la libertà di professare liberamente e propagare la propria fede, dall'altra la necessità di una totale separazione dei poteri civile e religioso nel pieno rispetto della autonomia di entrambi. La ricerca della verità ci rende liberi è l'eredità che la chiesa cristiana ha ricevuto dal suo fondatore, l'ebreo Gesù. La libertà religiosa deve imporsi al di sopra di tutti gli interessi particolari di popoli, gruppi, religioni e culture. La mancanza di libertà religiosa pesa soprattutto sugli indifesi, sui più deboli, sui bambini; pesa sui grandi quando l'integralismo uccide l'altro, lo condanna, quando nascono i privilegi e le esclusioni nella vita civile. La tolleranza è una concessione del “Potere” ma la libertà è una conquista della coscienza: il vivere da uomini liberi e da donne libere è il risultato di una lunga battaglia mai conclusa. La libertà è sempre da difendere giorno dopo giorno.
Nel 1685 il duca Vittorio Amedeo II emana un editto con cui si impone l'allontanamento dei pastori, cessazione del culto, battesimo cattolico di tutti i figli. La sorte della comunità riformata è segnata, a questo punto compare un personaggio Enrico Arnauld che convince i valdesi alla resistenza armata, è messa in discussione la tesi tradizionale della non violenza, la guerra dura tre giorni, è una carneficina. Delle 14000 anime 2000 periscono, 8500 avviate verso le carceri piemontesi, il resto sceglie la via dell'esilio. Attraverso la Val di Susa, il Moncenisio, la Savoia nel cuore dell'inverno spettri verso la libertà, i superstiti arrivano a Ginevra con l'indignazione di tutto il mondo protestante.
Quando in Inghilterra sale Guglielmo, uomo protestante, arriva l'occasione per il rimpatrio. La marcia avventurosa passa alla storia come il “Glorioso Rimpatrio”. I 900 uomini attraversano il lago Lemano, sbarcano a Yvoire e coprono i 200 Km che li separano dalla terra di origine a marce forzate, scalando colli e monti, al sopraggiungere dei Valdesi le popolazioni Cattoliche insediate nelle loro valli ( dietro Pinerolo:Val Pellice, Val vel Chisone, Val Germanasca...)le abbandonano.- Enrico Arnauld diventa il capo militare e religioso del piccolo mondo valdese, a quarant'anni dal rimpatrio le chiese valdesi si presentano come un piccolo ghetto sulle montagne piemontesi, un mondo emarginato ma non sottosviluppato. Il Sinodo del 1823 trasforma il ghetto del 1700 in una piccola repubblica, con i suoi regolamenti riguardanti i ministri, gli studi, il culto.. quindi con le sue scuole , ospedali...i valdesi sono pronti a sostenere per decenni l'assedio clericale.- Ecco il fatidico 1848, quando il 17 febbraio Carlo Alberto restituisce ai valdesi i diritti civili e politici parificandoli a tutti i sudditi del Regno Sardo. Nel 1517 aderiscono alla Riforma di Lutero-Per quanto concerne i rapporti tra chiesa e Stato i Valdesi hanno sempre rivendicato due principi fondamentali: da un lato la piena libertà di coscienza, la libertà di professare liberamente e propagare la propria fede, dall'altra la necessità di una totale separazione dei poteri civile e religioso nel pieno rispetto della autonomia di entrambi. La ricerca della verità ci rende liberi è l'eredità che la chiesa cristiana ha ricevuto dal suo fondatore, l'ebreo Gesù. La libertà religiosa deve imporsi al di sopra di tutti gli interessi particolari di popoli, gruppi, religioni e culture. La mancanza di libertà religiosa pesa soprattutto sugli indifesi, sui più deboli, sui bambini; pesa sui grandi quando l'integralismo uccide l'altro, lo condanna, quando nascono i privilegi e le esclusioni nella vita civile. La tolleranza è una concessione del “Potere” ma la libertà è una conquista della coscienza: il vivere da uomini liberi e da donne libere è il risultato di una lunga battaglia mai conclusa. La libertà è sempre da difendere giorno dopo giorno.